Liberamente tratto da "La Tragedia di Amleto, Principe di Danimarca" di W. Shakespeare e con la regia di Sandro Baldacci
debutta il 13 maggio al Teatro della Tosse il nuovo spettacolo dell'Associazione Culturale Teatro Necessario Onlus:
Amleto
Informazioni su orari e repliche
“Dormire… sognare…”
Sulla scia di “Romeo e Giulietta”, rappresentato nel febbraio
2013, la compagnia si cimenta questa volta in una nuovissima versione
di “Amleto”: quasi il secondo pannello di un dittico scespiriano nel quale la
fantasia e la potenza drammaturgica del grande aedo di Stratford-upon-Avon si
rivelano ancora una volta particolarmente adatte ad essere “vissute” dai nostri
insoliti interpreti.
Se in “Romeo e Giulietta” avevano prevalso però il realismo,
la materialità e la fisicità della tragedia, in questo Amleto è la psiche a
entrare prepotentemente in gioco, soprattutto nelle sue manifestazioni più
estreme: il sogno e la follia.
Il desiderio di vendetta, un tema che ben si riconduce alla
condizione di molti dei nostri attori – detenuti, è indubbiamente la molla che
spinge a gran velocità Amleto verso una tragedia destinata a non risparmiare
nessuno ma, attraverso una scrittura scenica deformante, essa appare in questa
messa in scena come filtrata e distorta da inquietanti dinamiche psicologiche,
con accenni ad una implicita dimensione sadica che si manifesta soprattutto
nella sublime schizofrenia del “teatro nel teatro”, espediente del quale il
protagonista si serve per avere conferma del tradimento subito.
Tutto ciò era già presente in Shakespeare, grazie a quella
curiosa forma di preveggenza che è tipica del genio; si è trattato solo di
mettere a nudo i processi psicologici presenti nel testo arricchendoli di
quelle connotazioni che nel XVII secolo erano ancora di là da venire.
La trama è ben nota: il principe Amleto, edotto dal fantasma
del padre del fatto che lo zio, uccidendolo vilmente, ne ha usurpato il trono e
il talamo nuziale, gli giura vendetta. Il suo piano sciagurato si rivela però
una trappola mortale anche per tutti i protagonisti, chi più, chi meno
coinvolti nelle trame di potere. Solo alla fine di questa cruenta tragedia
familiare nella quale trovano la morte, in un crescendo apocalittico, la madre
Gertrude, gli amici Rosencrantz e Guildenstern, l’innamorata Ofelia, suo padre
Polonio e suo fratello Laerte; solo quando anch’egli si trova sul punto di
esalare l’ultimo respiro dopo aver assistito impotente alla morte della madre, riesce
finalmente a liberarsi dai sensi di colpa derivanti da un’ inconfessata
dimensione edipica portando a compimento la sua vendetta nei confronti di
Claudio, vile usurpatore del trono di Danimarca ma, soprattutto, volgare
usurpatore del talamo del padre.
Amleto, morendo, incarica i comici, ospiti nel castello, di
tramandare ai posteri la sua tragedia mediante il teatro. Una disposizione
testamentaria adempiuta con impegno e con amore da innumerevoli generazioni di
teatranti con infinite riletture del più famoso capolavoro scespiriano al
novero delle quali, oggi, si aggiunge anche la nostra.
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