Pinokkio - Recensione di Mente Locale

Se i detenuti vanno in scena, i poliziotti vanno a teatro. Un'equazione scontata forse, dal vivo però fa un effetto ben diverso e crea uno spettacolo nello spettacolo, una storia nella storia, unasuspence nella suspence. E per una volta assistere a un dispiegamento di forze dell'ordine in funzione di un evento spettacolare genera una inattesa emozione, considerato che normalmente non si tratta certo di teatro, ma piuttosto di stadio. GliScatenati, compagnia della Casa Circondariale di Genova Marassicomposta da detenuti e da studenti universitari del corso di Laurea in DAMSdell'Università di Genova, guidati dal regista Sandro Baldacci, hanno cominciato a calcare il palcoscenico del Teatro della Tosse, ieri mattina giovedì 17 novembre, con il nuovo lavoro Pinokkio&Co - in scena in doppia replica, ore 11 e 21, fino a sabato 19 novembre 2011 - all'interno del Progetto Carcere, minirassegna con cui la Tosse partecipa alla serie di iniziative Uomini e (donne) dentro. In sala è un tutto esaurito. C'è gran fermento, attesa, inquietudine e un rincorrersi di sguardi rapidi e intensi tra il personale della polizia penitenziaria. Eppure c'è anche una sensazione di celebrazione, come di festa. Tante storie si intrecciano, senza incontrarsi veramente. Per i detenuti si tratta di tre giornate del tutto fuori dagli schemi, questo è certo.

Il sipario si apre su un pezzo di legno e una voce narrante (Giuliana Manganelli) che attacca con le prime battute del Pinocchio di Collodi (Carlo Lorenzini): "Come andò che Mastro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno che piangeva e rideva come un bambino..." Poi però la stessa battuta si ripete, come a dare nuovamente avvio allo spettacolo. Altre voci off parlano via radio di un'evasione: è la polizia, i messaggi si rincorrono bisogna agire subito. Tra gli arrestati: "...un certo Enrico Campanati che fa resistenza e dice di essere un attore. Portateli in questura". A questo punto proprio dal centro del palco esce un gruppo di uomini bendati con le torce in mano: sono i veri evasi.

E in una situazione simile a The show must go on dei Pink Floyd, gli evasi si ritrovano costretti - perché la fuga li ha portati attraverso le fogne proprio su un palcoscenico - a mandare avanti lospettacolo. Una direttrice di produzione - come in un lavoro di Pirandello - li obbliga ad andare in scena e a recitare la favola di Pinocchio che il pubblico attende. Un baule pieno di costumi dà il là alla trasformazione che coincide con l'attacco della musica e di una canzone cantata in coro: "nessuno può fermarci siamo Scatenati...non si può sprecare questa opportunità...vogliamo festeggiare questa nostra libertà...Adesso vi faremo vedere cose che on si sono viste proprio mai". La storia non se la ricorda nessuno, ma l'occasione è buona perché ognuno possa coronare un vecchio sogno e vestire i panni di quel personaggio preferito delle favole. Un corale gioire, tra canto e semplici soluzioni di movimenti coordinati, con qualche accenno di ballo, avvia lo spettacolo teatral-musicale sulle note di Bruno Coli (sotto il palco al piano), per l'occasione compositore di una partitura che ripercorre la traccia del successo di anni fa, Esopo Opera Rock.

E se dentro questa nuova versione di Pinocchio, c'è posto anche per Capitan Uncino, i Tre Moschettieri, il Cappellaio Matto, Al Pacino, Sandokan, Gregorio (Samsa) della Metamorfosi di Kafka, già scarafaggio (al posto del grillo parlante); c'è posto anche per qualche battuta di Shakespeare e qualche riflessione diretta dei detenuti stessi. Ma ci sono anche alcune figure centrali della favola di Collodi: Geppetto, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco, la fata Turchina e certo il burattino/bambino. L'intreccio è aggiornato e corretto, alcuni passaggi della favola però restano mentre immagini a video, tra disegni e proiezioni, creano di volta in volta le scene (semplici ed efficaci soluzioni evocative di Laura Benzi).

Geppetto non è poi quello stinco di santo di padre, ma piuttosto un bruto che costringe il figlio a mendicare per lui e lo bastona per lo scarso risultato. Pinokkio scappa per evitare le botte. Il Gatto e la Volpe sono quelli di sempre, furbi e ladri, mentre la fata turchina è una matrona più interessata al corpo che all'anima di Pinocchio. Al Capone trova il burattino e lo vende a Uncino che da tempo cerca di avere un figlio: "questo è il figlio che volevi, questo è il figlio che cercavi, se non vuoi morire solo..." canta in rap, con fare convincente, Al Capone a papi Uncino. Gregorio-scarafaggio libera Pinokkio da Uncino e questi alla ricerca della celebrità finisce tra le grinfie di Mangiafuoco: uomo senza scrupoli alla ricerca di giovani talenti: "la mia coscienza è pulita, non l'ho mai usata". Questo Pinokkio infatti pare abbia una voce da usignolo. Lui stesso lo sa, ma la voce da tenore (di Bruno Coli mentre Pinokkio apre la bocca in playback) esce solo nei momenti di pericolo e Pinokkio non sa come farla uscire a comando.

Le peripezie del burattino subiscono leggere varianti ma alla fine si ritrova nella pancia della balena con il suo Geppetto: "non possiamo star qua dentro a marcire come sciocchi ce ne andremo a festeggiare al paese dei balocchi" e presto finisce "la storia e l'illusione" sul palco salgono gli agenti della polizia penitenziaria (anche loro interpretando una parte), ma i detenuti si sono nascosti tra il pubblico e la direttrice di scena li indirizza tra le quinte "e questo è il teatro" (sipario: un'isola di salvezza? un posto dove sognare e riflettere? dove giocare tra quell'inafferrabile chi siamo e chi vorremo essere? tra verità e storie infantili? o peripezie travestite e quasi irreali e cruda realtà?

Questo è Teatro Necessario di fatto, prima che di nome.
Da non perdere.
(Mi si perdoni il gioco di parole: la compagnia Teatro Necessario è infatti responsabile di un intero progetto di attività teatrale nel carcere di Marassi, sotto la guida di Sandro Baldacci).


Questo articolo è stato scritto da genova.mentelocale.it

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